lunedì 20 aprile 2020

STEP #07 OPERA POETICA

Una poesia molto interessante e che mette in evidenza le caratteristiche di un cyborg, in particolare di una sottocategoria di questo: gli androidi, è quella scritta da Filippo Astrofilosofo Melodia, che riporto di seguito.


'SONO UN ANDROIDE

Eccolo li che mi guarda beffardo

il mio braccio strappato di netto
andavo troppo forte
su quell’asfalto maledetto
luci, stridore, odore diverso
mi sono risvegliato qui
a guardarmi con le budella aperte
il mio braccio non ha vene
solo fili e tubi strani
mentre le mie budella
sono solo collettori disumani
sono fatto di ferro, fili e altra plastica
una pallida imitazione
che strano
ero certo di avere una qualche emozione
mi hanno detto
che era tutto registrato su nastro
tutta la mia vita
è chiusa li dentro
come potevo pensare di comprendere
se altro non è che una percezione velata di niente
sono tornato a casa
dopo che hanno giocato con me
ma tanto lo so
è il programma diagnostico
a giocare al dottore con me
questa casa non esiste
non esiste la mia vita
i miei genitori un’illusione
il mio mondo è solo una scatola di cartone
sono un androide
una parvenza di uomo
la mia ragione è solo un listato
sopra un nastro trasportatore
niente di diverso da atomi e bosoni
come potevo pensare di capire
quando il mio mondo non è tra i migliori
chissà da dove vengo
chi è il mio creatore
dovrei cercare quest’isola che non c’è
senza nemmeno l’aiuto delle stelle
tu eri nell’altra stanza
mi hanno detto che eri ignara di tutto
ma io lo so che questo nastro
è la causa del tuo lutto
lo strapperò di netto
per cambiare la mia storia
chissà cosa significa
poter scrivere ogni pagina senza memoria
magari solo a penna
senza bisogno di tastiere
ma davvero avrò questa forma
oppure sarò un panettiere
di quelli che riempi con gli ingredienti
per ottenere qualcosa di finito
forse è ancora più bello non sapere
che ammuffire in un angolo contrito
sono un androide
la scimmia di Dio
voi dite la vostra vita
io ho fatto del mio.'

Sono un androide, poesia.



L'artista, tra i molti ispiratori, si riferisce in particolare al racconto "La formica elettrica" di Philip K. Dick. 

In questa poesia trovo che siano forti i sentimenti dell'androide che, probabilmente, prima era un uomo e che ora pensa a come sarà la sua vita con questi cambiamenti e ripensa a quella passata: le vene sono sostituite da fili e tubi strani, ha ora una composizione di ferro e plastica, le budella sono solo 'collettori disumani'. 
Sembra sia stata la conseguenza di un suo errore quando dice "andavo troppo forte su quell'asfalto". Forse a seguito di un incidente le parti del suo corpo sono state sostituite con parti artificiali così da permettergli una " seconda possibilità di vita". Infatti, il tema è presente in molte storie che riguardano i cyborg: generalmente, diventano questo tipo di specie nel momento in cui rischiano di perdere la vita.


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