lunedì 13 aprile 2020

STEP #06 LETTERATURA NARRATIVA

Nella letteratura, questo tema viene spesso utilizzato nei romanzi di William Gibson. In questi, i personaggi sono dotati di parti artificiali così da migliorare la forza e la capacità. Un personaggio celebre in questo caso è Molly, che è una guardia del corpo con riflessi potenziati e fibre muscolari artificiali; al posto degli occhi ha delle lenti a specchio.
Inoltre, anche i protagonisti dei romanzi della Compagnia del tempo (1997) di Kage Baker sono degli organismi cibernetici.
Viene naturale, poi, pensare alla narrativa di fantascienza in cui sono presenti robot, mostri, cyborg etc..

Tuttavia, il primo romanzo che mi viene in mente pensando al tema di cyborg è Frankenstein o il moderno Prometeo, scritto tra il 1816 e il 1817 dall'autrice britannica Mary Shelley e modificato per la seconda edizione del 1831.
Il dottor Victor Frankenstein crea la sua creatura partendo da parti umane di uomini deceduti.
Essa può essere definita come 'mostro' e con molta probabilità rappresenta la paura presente al tempo per lo sviluppo corrente della tecnologia.
Nel quinto capitolo che si intitola 'la creazione' vediamo proprio come il dottore procedette per concludere il suo progetto:

'Fu in una cupa notte di novembre che vidi la realizzazione delle mie fatiche.
Con un’inquietudine che rasentava il parossismo, misi assieme attorno a me gli strumenti della vita con cui avrei potuto infondere una scintilla di esistenza nella cosa inanimata che giaceva ai miei piedi. Era già l’una del mattino; la pioggia picchiettava lugubre contro i vetri e la mia candela era quasi consumata quando, alla fievole luce che si stava esaurendo, io vidi aprirsi l’occhio giallo, privo di espressione, della creatura; respirava a fatica, e un moto convulso agitava le sue membra.
Come posso spiegare le mie emozioni di fronte a questa catastrofe e come posso descrivere l’infelice che con attenzione e dolori infiniti ero riuscito a plasmare?
Le sue membra erano proporzionate, e avevo selezionato le sue fattezze in modo che risultassero belle. Belle! Gran Dio! La sua pelle giallastra a mala pena ricopriva il lavorio sottostante dei muscoli e delle arterie; i suoi capelli erano folti, di un nero lucido e i suoi denti di un bianco perlaceo; ma questi caratteri rigogliosi non facevano che contrastare in modo più orrendo con i suoi occhi umidi che sembravano quasi dello stesso colore bianco sporco delle orbite su cui poggiavano, con la sua pelle raggrinzita e con le sue labbra nere e dritte.
I vari eventi della vita non sono incostanti come i sentimenti della natura umana.
Avevo lavorato duro per quasi due anni, con il solo fine di infondere la vita in un corpo inanimato. 
[...]
Incapace di sopportare l’aspetto dell’essere che avevo creato, di corsa uscii fuori dalla stanza e continuai un bel po’ a camminare su e giù per la mia camera da letto, incapace di convincermi a dormire. Alla fine la spossatezza ebbe la meglio sul tumulto che avevo prima provato, e mi gettai sul letto, cercando di ottenere qualche istante di oblio.
Ma fu inutile; dormii, sì, ma fui tormentato dai sogni più terribili.
Mi sembrava di vedere Elizabeth, piena di salute, a passeggio per le strade di Ingolstadt. Felice e sorpreso, l’abbracciai, ma come impressi il primo bacio sulle sue labbra, esse divennero livide del colore della morte; i suoi lineamenti sembrarono mutare e mi parve di stringere tra le braccia il corpo di mia madre morta; un sudario ne avvolgeva le forme, e vidi i vermi dei cadaveri brulicare attraverso le pieghe della stoffa.
[...]
io vidi l’infelice, il miserabile mostro che avevo creato.
Alzò la cortina del letto e i suoi occhi, se occhi si possono chiamare, si fissarono su di me. Dischiuse le mascelle ed emise qualche suono inarticolato, mentre un sorriso gli corrugò le guance. Può darsi che abbia parlato, ma io non lo udii; aveva una mano tesa verso di me, forse per trattenermi, ma io fuggii e corsi di sotto. 
[...]
Oh! Nessun mortale avrebbe sopportato l’orrore di quello sguardo.
Una mummia riportata in vita non potrebbe essere così orrenda come quell’infelice.
Lo avevo osservato quando ancora non era finito; era deforme, già allora, ma quando quei muscoli e quelle giunture divennero capaci di muoversi, divenne una cosa che neppure Dante avrebbe potuto concepire.'
(riportato dal mio romanzo)




Non è un cyborg come per definizione, ossia un organismo cibernetico formato da parti artificiali e parti umane, però secondo me ne rimanda il concetto poiché la creatura ha sentimenti e alcune caratteristiche umane ma altre, come la sua formazione e la sua forza, sembrano artificiali.

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